EDITORIALE L'ARCO DI GIANO n° 81 - 2014

           
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La salute, la bellezza e l’armonia:
le vie della guarigione

N° 81 - autunno 2014

 

In ogni epoca e in ogni civiltà, passata o presente, la salute è stata sempre associata alla bellezza del corpo e delle sue strutture e all’armonia delle sue funzioni.  Di qui, le metafore artistiche che sono state spesso utilizzate per rappresentare la salute, nelle opere d’arte, nella letteratura, nella musica come nel discorso medico e nel parlare quotidiano.

All’idea semplice della salute come assenza di malattia, si accompagna quella della salute come stato dinamico di benessere del corpo e della mente. La salute e la bellezza, nella tradizione medica e filosofica classica, sono fini in se, da perseguire con le pratiche igieniche, il movimento, l’attività fisica ed intellettuale, le corrette pratiche alimentari.

Ciò che è bene per la salute del corpo è anche esteticamente bello e moralmente giusto. Una forte componente morale e una determinata concezione del bello sono così alla base dell’igiene classica e del pensiero medico, sin dalle sue origini. Un corpo sano è sinonimo di bellezza, di moralità, di equilibrio nel comportamento e nella vita sociale (mens sana in corpore sano).

In molte lingue il termine ‘bellezza’ non indica solo un attributo di un oggetto o un comportamento, risultato di una valutazione puramente estetica. Il termine indica anche il risultato di un processo, di un percorso di costruzione dell’oggetto e di realizzazione del comportamento, che ha valore morale in sé morale e produce il piacere legato alla percezione della bellezza.

Analogamente, la guarigione è anch’essa un processo, un percorso di costruzione e realizzazione di uno stato di armonia e di bellezza, allontanando il corpo e la mente dai processi patologici e denaturanti. Questo parallelismo di percorsi permette di attribuire alla bellezza e all’armonia un qualche ruolo causale nel processo di guarigione, cioè il recupero della salute.

La presenza di opere d’arte negli ospedali del Rinascimento è motivata a una prima lettura dal richiamo alla misericordia divina e al sentimento religioso come mezzo per il recupero della salute, dato che la malattia è spesso considerata una punizione del peccato e la guarigione dell’anima deve accompagnare la guarigione del corpo, la prima facilitando la seconda. Tuttavia, la presenza di opere d’arte, come l’uso frequente dell’armonia musicale per calmare le menti furiose o malinconiche, l’attenzione all’equilibrio armonico dell’architettura negli ambienti ospedalieri, a partire dall’Ottocento e sino alle esperienze più recenti, sono altrettante pratiche che indicano, segnalano la possibilità che la bellezza estetica sia di per sé causa principale o accessoria della guarigione, produttrice per ‘empatia’ della bellezza e dell’armonia del corpo e della mente del malato, permettendogli quindi di recuperare e sviluppare la salute.

I saggi che seguono trattano alcuni aspetti di questa complessa relazione, al tempo stesso reale e metaforica, fra bellezza e guarigione. Lo fanno utilizzando distinte prospettive disciplinari, studiando contesti vari e utilizzano fonti di diversa natura, da quelle letterarie o musicali a quelle architettoniche o multimediali, analizzando periodi storici diversi, dal Rinascimento alla contemporaneità.

Esther Diana, che ha dedicato molti anni di ricerca appassionata alla storia, soprattutto architettonica e artistica dell’Ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, nel suo saggio, arricchito da una scelta accurata di illustrazioni, discute il complesso ruolo degli artisti all’interno dell’ospedale, nel periodo del suo massimo fulgore, che coincide con un grande periodo della storia dell’arte e dell’architettura. Gli artisti creano le opere che arricchiscono gli spazi interni dell’ospedale, li utilizzano come luogo di studio e come atelier di produzione, mentre gli architetti ricercano forme che possano integrare l’ospedale nel tessuto urbano.

Un’altra forma artistica, la letteratura, è il terreno di indagine di Paolo Baseotto, che nel suo articolo discute la “terapia attraverso la lettura” nei casi di disturbi psichici e relazionali, analizzando la possibilità di utilizzare le tecniche narrative e alcuni specifici episodi del poema epico-cavalleresco rinascimentale The Faerie Queene di Edmund Spenser  come ausilio terapeutico nel trattamento del disturbo post-traumatico da stress, grazie alla valorizzazione e al potenziamento delle capacità emotive e cognitive.
Nel saggio successivo, il musicologo Brenno Boccadoro discute in modo approfondito una delle più celebri controversie filosofiche-scientifiche del Rinascimento, quella fra Girolamo Cardano e Giulio Cesare Scaligero sul potere psichico, e quindi terapeutico, della musica, e in particolare della ‘armonia numerica’. In questo dibattito, teorie mediche, sistemi filosofici e pratiche musicali si mescolano nelle rispettive argomentazioni, permettendo di comprendere le basi delle teorie che tentano di spiegare il misterioso potere della musica di curare i mali dell’anima e del corpo.

Rimanendo principalmente sul terreno della musicoterapia, ma nelle sue forme più recenti, il saggio di Luisa Bonfiglioli e Pio Enrico Ricci Bitti discute l’uso delle opera d’arte nella regolazione emozionale, che svolge un ruolo fondamentale nei processi terapeutici. Il punto di partenza di questa analisi è l’interdipendenza tra fattori fisiologici, psicologici e sociali nella regolazione dello stato di salute, presenti soprattutto nella relazione medico-malato e nel modo in cui il malato si relaziona alla propria malattia e al proprio benessere.  In questo ambito, un ruolo fondamentale svolgono le emozioni, la cui produzione e regolazione è parte essenziale dei processi di guarigione. Il legame tra arte e terapia viene individuato dagli autori nel carattere immanente dell’esperienza emotiva nella quotidianità del vivere, e quindi anche nei processi patologici e nei percorsi di cura.

La storica dell’arte Alessandra Pace, sulla base delle esperienze realizzate curando diverse mostre e progetti artistici in istituzioni sanitarie e terapeutiche, prende in esame dapprima la relazione fra bellezza e guarigione ‘dall’interno’, cioè nel vissuto di un artista gravemente malato. In un secondo momento, il saggio discute l’esperienza realizzata dall’autrice per l’istallazione di opere d’arte in uno spazio cruciale di ogni ospedale, la sala di attesa di un reparto specialistico, analizzando le motivazioni delle scelte artistiche e funzionali e riflettendo sulle risposte del personale sanitario e dei pazienti.

L’articolo della filosofa Guenda Bernegger (Lugano) e dello psichiatra Michael Musalek (Vienna), specialista del trattamento delle dipendenze, propone una forte presa di coscienza sul valore terapeutico del bello, che è “un’ esperienza di gioia e di allargamento del sé”, carattere questo essenziale dello stato di salute e di benessere. La bellezza diviene quindi una risorsa fondamentale di ogni processo terapeutico, in quanto capace di orientare la terapia nel senso della costruzione di una bella forma di vita.

Infine, Federica Merlo, sulla base di un recente lavoro di diploma, realizzato sotto la direzione dello psicologo e psicanalista Graziano Martignoni e di Guenda Bernegger, segue il percorso terapeutico di persone che vivono in situazioni di disabilità, con il sostegno di un’équipe di operatori che, attribuendo un giusto ruolo a emozioni, paure, progetti e ideali, le aiutano nella ricerca del senso profondo della propria esistenza. Il percorso terapeutico così intrapreso mira alla bellezza, all’armonia e quindi al benessere, non come elemento intrinseco nella situazione vissuta e data, ma come scopo a cui tendere.

 

di Bernardino Fantini

 

 

 

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