Lo IASS

 

L’Istituto per l’Analisi dello Stato Sociale (IASS), è nato a Milano, dove ha sede, nel 1990 come Associazione.
La sua fondazione rispondeva all’esigenza di animare un dibattito che consentisse di accompagnare insieme con l’evoluzione del sistema sociale e sanitario con il progresso scientifico e lo sviluppo economico dell’Italia, senza trascurare i modelli internazionali.
L’attività dell’Istituto ha per scopo lo studio, la ricerca, la promozione, l’organizzazione, la divulgazione e gli indirizzi relativi alle politiche sociali, sanitarie ed economiche, nonché alle legislazioni nazionali ed internazionali, afferenti le condizioni e le relazioni tra i soggetti sociali destinatari delle relative normative.
Gli strumenti di lavoro sono l’acquisto di pubblicazioni scientifiche o di strumenti per indagini varie, pubblicazioni ed ogni altro strumento atto a divulgare le materio oggetto dello scopo sociale; l’organizzazione di convegni scientifici e divulgativi, corsi di formazione; la sovvenzione parziale o tale di soggiorni di studio in Italia e all’estero; la concezione di borse di studio per studenti bisognosi o meritevoli.

Lo IASS può collaborare con Enti pubblici e privati, culturali od assistenziali, al fine di sviluppare rapporti scientifici di studio, di ricerca e di divulgazione.
Dal 1993 edita la Rivista di Medical Humanities, L’Arco di Giano.
Perché tale Rivista? Nel primo editoriale si affermava che “una rivista di medical humanities dovrebbe presentarsi ai lettori giustificandosi per il suo ritardo, non per la sua presenza”.
Infatti, è noto come le scienze umane e le scienze della vita si intreccino in percorsi di grande e grave rilievo etico. La ricerca biomedica è destinata ad affrontare il continuo divenire dei progressi della scienza e la finitezza della condizione umana. Il Giano bifronte ben rappresenta la dualità, anzi la pluralità, delle problematiche che coinvolgono la formazione dei professionisti che lavorato nei sistemi dedicati alla protezione e alla tutela della salute e della dignità della persona. Inoltre, la cosiddetta “autodeterminazione” del cittadino, nonché l’obbligo del consenso informatico, rischiano di rendere burocratica la relazione interpersonale che, in passato, era arricchita da una continuità terapeutica che includeva anche l’ambiente familiare. Oggi, nel sistema di protezione della salute, si è iniettata una notevole dose di “high tech” che può rischia di ridurre, nel processo terapeutico, una consapevole e caratterizzante scelta di “high touch”.
Il pluralismo culturale, sia pure con una definita caratterizzazione, è sostenuto da un Comitato Scientifico, in cui si esprimono molte discipline avendo voluto, fin dall’inizio, non restringere l’ambito di azione al mondo esclusivo dei professionisti della sanità, nel tentativo di coinvolgere anche le altre culture.
La Rivista esprime, in tal modo lo scopo delle medical humanities che è di attirare l’attenzione sui problemi antropologici relativi al “prendersi cura”.

 

 

 

 

 

 

Primo Comitato Scientifico

Achille Ardigò – Massimo Baldini – Bernardo Bernardi – Mario Bertini – Alberto Bondolfi – Antonio Brenna – Francesco D’Agostino – Nicola Di Michele- Mariapia Garavaglia – Stefano Jacomuzzi – Carlo Molari – Sergio Nordio – Alessandro Pagnini – Roberto Palumbo – Pietro Rescigno- Paolo Rossi – Enrico Tempesta – Marco Trabucchi

 

 

Area abbonati