EDITORIALE L'ARCO DI GIANO n° 59 - 2009

           
freccetta INDICE freccetta EDITORIALE freccetta AUTORI

Arco di Giano



Lettura darwiniana della medicina


N° 59 - primavera 2009



Medicina e darwinismo: work in progress


Non poteva esserci miglior occasione di quest’anno darwiniano, in cui si celebrano i duecento anni dalla nascita del grande naturalista e i centocinquant’anni dalla pubblicazione dell’Origine delle specie, per stimolare un’ulteriore riflessione sull’ultimo prodotto, in ordine temporale, della tradizione di ricerca inaugurata da Charles Darwin: la medicina evolutiva (evolutionary medicine).

Parlare di medicina evolutiva, o medicina darwiniana, in molti ambiti culturali come nel complesso sistema teorico e pratico della medicina e della sanità sembra talvolta stravagante e inappropriato. La teoria dell’evoluzione per selezione naturale è stata da decenni campo di ricerca, di dibattito e di confronto teorico ed anche ideologico, ma nelle scienze biologiche e naturali. Qual è il suo ruolo all’interno della medicina?

È intorno a questa domanda che questo fascicolo de L’Arco di Giano intende proporre alcune riflessioni, con contributi che spaziano sui diversi ambiti in cui la teoria dell’evoluzione può apportare nuovi strumenti interpretativi, suggerire linee per ulteriori ricerche e isolare nodi problematici centrali nella riflessione contemporanea sulla vita, la malattia e la morte.

La malattia, oltre ad essere un’esperienza umana ed una relazione sociale, è anche un fenomeno biologico, come lo è la complessa interazione fra organismo, parassiti e vettori che causa le malattie infettive. E dato che, come afferma una celebre frase di Theodosius Dobzhansky, “nulla ha senso in biologia se non alla luce dell’evoluzione”, anche l’esperienza della malattia, e quindi le attività che cercano di comprenderla, evitarla, guarirla, in ogni caso accompagnarla, non hanno senso se non alla luce dell’evoluzione darwiniana per selezione. Semmai, la questione è come mai questa posizione, che a molti sembra oggi così evidente, abbia tardato così tanto a svilupparsi, nonostante che proprio la comunità medica sia stata fra le prime a reagire, positivamente o negativamente poco importa, alla pubblicazione dell’opera di Darwin, percependone immediatamente la portata anche per la professione medica (come mostra in questo fascicolo il saggio di William Bynum).

La medicina darwiniana si è assunta quindi il compito di applicare la teoria darwiniana dell’evoluzione, come si è sviluppata con le successive ‘sintesi’ che ne hanno modificato molti aspetti, senza tuttavia intaccarne il nucleo teorico, alla comprensione della salute e della malattia. Questo comprende vari aspetti, come la relazione di coevoluzione fra patogeni, organismo e vettori, l’evoluzione della virulenza dei patogeni e della loro resistenza ai farmaci, la struttura e le modificazioni del sistema immunitario, i meccanismi molecolari alla base dell’efficacia dei farmaci.

Più specificamente, la medicina darwiniana cerca di rispondere ad una domanda posta nel titolo di un libro pubblicato nel 1996, e divenuto rapidamente un classico, con il titolo Why we get sick: the new science of Darwinian medicine, rapidamente tradotto in italiano con il titolo Perchè ci ammaliamo? Come la medicina evoluzionista può cambiare la nostra vita (Einaudi, 1999). La medicina darwiniana utilizza schemi concettuali che rendono possibile la comprensione del perché delle malattie, dal punto di vista della vulnerabilità evolutiva, una vulnerabilità che deriva dal modo di operare della selezione naturale stessa. Il nostro corpo, nella ormai celebre definizione di Williams e Nesse, è un “insieme di cauti, ma efficaci compromessi”. Tali compromessi sono il risultato del fatto che la selezione naturale opera su materiali preesistenti, come un bricoleur piuttosto che un ingegnere, del fatto che ciascun cambiamento adattamento ha dei costi e dei benefici. Così adattamenti significativi che hanno caratterizzato la storia evolutiva della specie umana, come la postura eretta, che ha liberato le mani, o alcuni meccanismi evolutivi, come la capacità di accumulare grassi in previsione di periodo di carestia, o il ritardo nello sviluppo ontogenetico, che favorisce i processi di apprendimento, e soprattutto il linguaggio e il pensiero simbolico, possono avere avuto come ‘effetti collaterali’ la presenza e la permanenza nella specie di fenomeni patologici, come il mal di schiena, i rischi fetali, l’obesità, le malattie psichiatriche.

Per molti secoli la riflessione riguardo al corpo umano e alla mente è stata segnata dalla meraviglia di fronte alle loro perfezioni funzionali e strutturali. A partire dalla seconda metà del Novecento, grazie allo sviluppo delle teorie sull’evoluzione biologica e sui diversi livelli e aspetti della selezione naturale, è finalmente stato possibile cominciare a porre una domanda radicalmente diversa: perché il corpo e la mente sono tanto imperfetti, pieni di difetti e vulnerabilità? Darwin stesso, nell’Origine delle specie, sosteneva che “[…] nemmeno ci dobbiamo meravigliare se, in natura, i vari adattamenti, per quanto ci è possibile giudicare, non sono perfetti in senso assoluto […]. Invece, attenendoci alla teoria della selezione naturale, ci si deve stupire se non si sono osservati ancora altri casi di mancanza di perfezione assoluta.”

Le risposte adattative ai differenti ambienti ancestrali incontrati dalla specie umana nella sua evoluzione determinano nelle popolazioni contemporanee, che vivono in un ambiente profondamente modificato dall’azione tecnologica, una serie di disequilibri, anche gravi, che sono i ‘residui’ dei lontani adattamenti, a livello della dieta, della dentizione, dell’esercizio fisico, dell’igiene corporale e mentale, della diffusione delle malattie legate alla vecchiaia, risultato della moltiplicazione per tre della durata media della vita.

Il continuo e ricco dibattito che continua a permettere alla biologia darwiniana di continuare anch’essa ad ‘adattarsi’ al mutare dei quadri concettuali e delle conoscenze in biologia, trova evidentemente il suo corrispettivo anche all’interno della medicina, tanto più che tali dibattiti riguardano aspetti estremamente sensibili del dibattito culturale, filosofico ed etico, come la malattia e la salute, la definizione di vita e di morte, la natura delle risposte corporali e psichiche all’ambiente naturale e alle relazioni sociali. La medicina evoluzionistica, qualche decennio solamente dopo la sua ri-nascita, è costantemente impegnata nella definizione e delimitazione del proprio ambito teorico ed epistemologico. L’articolo di Randolph Nesse, uno dei fondatori del nuovo ambito disciplinare, mostra quanto il dibattito sia acceso anche fra i diversi sostenitori della stessa disciplina. I ricercatori che nei decenni precedenti avevano lavorato negli ambiti di intersezione fra medicina e teoria dell’evoluzione, come i genetisti medici o gli epidemiologi, rimangono diffidenti di fronte alla possibilità di fondare una disciplina nuova in senso stretto, e tendono a rimanere ancorati dentro i confini delle loro specialità, sostenendo che una medicina evolutiva esiste già da molto, ma in una forma trasversale che non necessita di essere ridefinita come disciplina autonoma.

Altri autori, al contrario, sostengono che la medicina darwiniana può porsi come una prospettiva unitaria in grado di fornire una teoria generale della malattia e della salute, a sua volta capace di fungere da scienza di base, da sfondo comune dell’insieme delle specialità mediche. In questo senso, l’espressione ‘medicina darwiniana’ è più pregnante della generica ‘medicina evoluzionistica’, perché fa riferimento al meccanismo centrale proposto da Darwin come ‘motore’ dell’evoluzione, la selezione naturale, intesa naturalmente nella sua ricchezza teorica, lontana dalla negatività assoluta della ‘eliminazione dei non adatti’, ma fondata sui concetti molto più plastici di riproduzione differenziale, di riorientamento funzionale (bricolage), su un concetto polivalente di ‘adattamento’. È su questo intreccio di meccanismi evolutivi diversi, che portano all’approssimazione e alla vulnerabilità dei corpi, che si fonda la teoria della malattia e della salute proposta dalla medicina darwiniana. I saggi che seguono hanno il merito di mostrare i chiarimenti concettuali che sono resi possibili dall’applicazione del darwinismo a diversi problemi medici. I medici, come fa notare Nesse, rimangono giustamente diffidenti di fronte a teorie universali della malattia, come quelle tipiche dei sistemi medici del passato, come la teoria degli umori, la iatrofisica, l’omeopatia o la teoria del ‘tutto genetico’, sistemi fondati sull’individuazione di una sola causa patogena e di un unico modello terapeutico. La medicina darwiniana, pur proponendosi come teoria generale della malattia, non porta all’individuazione di una sola causa, e tanto meno di un’unica terapia, proprio per il fatto che la variabilità, l’unicità di ogni evento, la complessità delle interazioni è la base stessa dell’evoluzione per selezione naturale. L’ambizione della medicina darwiniana è invece quella di proporre uno schema interpretativo che ricolloca la malattia, e le sue sedi corporali e mentali, nella fitta rete di strutture e di relazioni, rete vulnerabile e difettosa, prodotta da una storia evolutiva ‘imprevidente’, priva di disegno razionale, che in ogni caso non aveva come scopo la produzione di un corpo e di una mente perfetta.

Nel 2001 è stato pubblicato un articolo scritto da due dei maggiori protagonisti della medicina darwiniana, Stephen Stearns e Dieter Ebert, quest’ultimo graditissimo collaboratore di questo fascicolo, che s’intitolava: Evolution in Health and Disease: Work in Progress. Abbiamo voluto rievocare quel titolo in questa presentazione per sottolineare come la disciplina sia ancora in pieno sviluppo e impegnata nella definizione del suo ambito e dei suoi concetti chiave. C’è da augurasi che l’occasione dell’anno darwiniano possa portare stabilmente alla diffusione del pensiero darwiniano nella medicina e nel dibattito politico, culturale ed etico su di essa.

Bernardino Fanitnie e Fabio Zampieri

 

Area abbonati