EDITORIALE - L'ARCO DI GIANO n° 97/2018

           
INDICE EDITORIALE    

 

 

 

 

Made in Italy: 2018 anno dedicato al cibo italiano


 

N° 97 - autunno 2018


 

Nel giugno 2017 Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF), e Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo (MIBACT), hanno dichiarato il 2018 anno dedicato al cibo italiano.
Questo numero dell'Arco di Giano, interamente dedicato al tema del cibo italiano, si colloca proprio nell'interfaccia culturale che ha dato vita a questo anno così particolare. Non è in gioco solo la cultura del cibo, nel lungo iter che percorre prima di arrivare sul tavolo della gente, conservando il sapore delle sue tappe intermedie, ma il cibo stesso come fonte di cultura, come storia di tradizioni e come filosofia di vita; come fonte di benessere e come pilastro dell'economia familiare e di quella nazionale. Hanno collaborato a questo numero persone di grande esperienza, con profili culturali molto diversi tra di loro: da quello politico, a cura di Dorina Bianchi e Giuseppe Castiglione, rispettivamente sottosegretari al MIBACT e al MIPAAF nella XVII legislatura; a quello normativo a carico di Federica Sindici e Daniela Galeone, la prima impegnata nel legislativo della Camera dei Deputati e la seconda al Ministero della Salute. Ci sono poi contributi di natura etico-antropologica, a cura di MariaTeresa Russo, Claudio Sartea, e Maria Laura Giacobello. Mentre la dieta Mediterranea, patrimonio dell'Umanità è stata trattata da punti di vista diversi da Manon Khazrai e Lorenza Putignani. Mentre Rosa Bruni ha curato gli aspetti psicologici, in una rivisitazione del mangiare consapevole, che rappresenta un'efficace alternativa per la prevenzione e la cura dei disturbi del comportamento alimentare. Michele Guarino si è soffermato su aspetti squisitamente clinici in un contesto socio-culturale in cui sembra che sia decisamente in aumento la sintomatologia collegata a problemi di alimentazione. A Pietro Ferrara e a Raffaele Antonelli Incalzi è stato chiesto di affrontare il tema ponendosi nell'ottica delle età diverse, andando dall'infanzia ad una anzianità il più attiva possibile. Brusadelli e Calabresi hanno invece analizzato l'impatto che l'alimentazione ha sui comportamenti che definiscono il nostro quadro sociale, partendo proprio dal rapporto tra cibo e classi sociali. A Massimo Ciccozzi è toccato l'onere e l'onore di entrare nel problema della fame nel mondo per ricavarne nuove suggestioni valide anche nel momento storico che stiamo vivendo, tra attese e speranze.
Una carrellata veloce di contributi che meritano una lettura d'insieme per penetrare nel senso di alcuni dei problemi attuali, che appaiono scollegati e frammentati, mentre un sottile filo rosso li attraversa e ne definisce la sostanziale convergenza nel vissuto individuale e nel sapere popolare. Non a caso il cibo italiano rientra in una delle tre F che definiscono l'eccellenza del Made in Italy: Food, Fashion, Furniture, a cui qualcuno aggiunge anche un'altra F: quella della Ferrari. Cibo, moda e il grande campo del manufatturiero, l'artigianato italiano, noto nel mondo intero per la sua qualità, sono tratti identitari del nostro Paese, stimati e apprezzati ovunque nel mondo; imitati e contraffatti, senza mai poter raggiungere il valore del prodotto originale.
 
Di fatto l'ambito agro-alimentare costituisce un patrimonio che si integra perfettamente con le bellezze artistiche e paesaggistiche del nostro Paese, fino ad essere diventato un vero e proprio biglietto da visita della cultura italiana nel mondo. Un valore immenso, anche sotto il profilo strettamente economico, tanto che il Governo italiano si è impegnato a promuoverlo nel 2018, assumendo, e incoraggiando ad assumere, le più diverse iniziative in campo nazionale e internazionale. Una scelta culturale che ha profonde implicazioni anche sul piano economico, come dimostrano i dati dell'export in continua crescita, avendo recentemente raggiunto la cifra record di 41 miliardi di euro. Dedicare il 2018 al cibo italiano è una scelta che ha posto l'accento su parole chiave come qualità, eccellenza e sicurezza, caratteristiche che rendono unici i nostri prodotti. Per questo si cerca di valorizzare il lavoro di migliaia di agricoltori, allevatori pescatori, artigiani e produttori alimentari.
Il 2016 è stato l'anno nazionale dei cammini, il 2017 l'anno dei borghi e il 2018 l'anno del cibo italiano. Un filo rosso che non a caso inizia con l'esplorazione delle nostre strade, percorse a piedi, con lo spirito del viandante o del pellegrino, se si preferisce. Raccontare il cibo italiano significa raccontare la storia di chi lo realizza in una lunga filiera dell'eccellenza, che inizia con le materie prime e quindi con chi le coltiva a regola d'arte e subito dopo passa per quell'artigianato della cucina che fa di ogni ricetta un piccolo capolavoro, in cui la tradizione garantisce a pieno titolo una qualità, che l'Unesco ha dichiarato patrimonio dell'umanità. Si tratta di attraversare l'Italia da cima a fondo, senza fretta, recuperando la dimensione contemplativa di chi guarda con occhi nuovi i panorami di sempre e scopre di non averli mai visti veramente. Riscopre lo stupore della bellezza inedita di quel profondo mix di natura e cultura che rende unico il nostro Paese. Raccontare il cibo italiano è quindi un modo per valorizzare e mettere a sistema le tante straordinarie eccellenze italiane per farne un grande investimento per l'immagine del nostro Paese; valorizzare e promuovere l'intreccio tra cibo, arte e paesaggio è una vera e propria opportunità culturale, parte integrante del Made in Italy nel mondo. Accanto alla identità nazionale che si definisce nel Made in Italy agro-alimentare si possono apprezzare anche le diverse identità regionali e in ogni regione le specificità che cambiano da un luogo all'altro.
Nasce così la dieta Mediterranea, che si declina con sfumature diverse nelle diverse regioni italiane, dove si percepisce un legame profondo con la storia e le tradizioni dei diversi territori. Il cibo diventa allora un mezzo per conoscere, condividere, confrontarsi. Lo si nota ogni giorno con i distretti del cibo, strumento nuovo di una programmazione territoriale, che si sta rivelando sempre più efficace. Molti territori italiani e molte pratiche agricole e alimentari sono state inserite nella Lista dei Patrimoni mondiali dell'Unesco, creando una link fondamentale anche dal punto di vista turistico. Il patrimonio enogastronomico italiano è considerato parte essenziale del nostro paesaggio culturale e secondo l'UNTWO è proprio l'unicità del patrimonio culturale, nella sua dimensione intangibile, a determinare sempre di più il valore discriminante della competitività turistica italiana. La qualità del cibo italiano ed il valore della dieta Mediterranea rappresentano infatti, grandi attrattori per i milioni di persone che desiderano, sognano e realizzano un viaggio in Italia.
Il turismo è un fenomeno che ha dimensioni economiche importanti, soprattutto perché coinvolge settori diversissimi tra di loro, ma fortemente integrati con aspetti umani e sociali che rivelano nuove tendenze anche sotto il profilo umano e culturale, abbattono pregiudizi ed ostacoli e aprono nuovi canali di dialogo. A muovere i viaggiatori è sempre di più la ricerca di esperienze che coinvolgano sotto il profilo intellettuale ed emotivo, offrendo scenari nuovi da contemplare, ma anche sapori nuovi da assaggiare, da gustare per potersi immergere nei territori visitati.
Le persone sono mosse dalla curiosità e dal desiderio di conoscere la cultura e la tradizione dei luoghi visitati, con la voglia di scoprire l'autenticità dei luoghi e conoscere le persone che in quei luoghi vivono. Desiderano acquistare i loro prodotti, portarli a casa con sé e condividerli con amici e familiari, per prolungare l'esperienza del viaggio e il benessere che hanno sperimentato.
Le persone vengono in Italia quindi non solo per cercare la bellezza dei suoi paesaggi, che mutano dalle alpi al mare di Sicilia, dalle colline toscane alla regione dei laghi del nord; vogliono contemplare le sue opere d'arte, cominciando dalle stesse città d'arte, anche se affollandosi tra Venezia e Firenze, tra Roma e Napoli, finiscono col trascurare mille altri luoghi non meno belli e ricchi di monumenti e di prodotti enogastronomici. L'Italia si propone all'attenzione internazionale con un'offerta pressoché unica, in grado di legare food, cultura e ambiente in un mix inscindibile, che definisce l'identità specifica di spazi che cambiano nel tempo, ma conservano quel carattere, che conferisce una peculiare personalità al nostro Paese anche sotto il profilo relazionale. Il cibo resta comunque la porta di accesso più immediata di un territorio; la prima esperienza con la quale il viaggiatore entra in contatto con la cultura e le tradizioni del luogo.
Ma per chi vive in questo o quel territorio la tradizione legata al cibo definisce un lungo filo di Arianna che lega le antiche ricette con i più moderni processi di trasformazione tecno-alimentare, per garantire le migliori condizioni di salute nella continuità di una storia familiare. Sempre più chiaramente si vanno delineando i rapporti tra salute e alimentazione, recuperando per altro antiche convinzioni che risalgono fino ad Ippocrate, quando tra i determinanti di salute c'erano il cibo e la salubrità dell'aria e dell'acqua. E non a caso in questo volume una parte rilevante dei contributi ruota intorno al tema della salute e del benessere, della prevenzione prima ancora che della cura. Come se anche tra salute e bellezza continuasse quel dialogo discreto ed efficace che c'è tra natura e cultura... tra arte e cibo... tra arte del cibo e cibo nell'arte.

Paola Binetti

 

 

 

Area abbonati