EDITORIALE - L'ARCO DI GIANO n° 94/2017

           
INDICE EDITORIALE    

 

 

 

 

Povertà e salute 

N° 94 - inverno 2017


 

Povertà e deprivazione hanno caratterizzato la lunga crisi economica che ha attraversato il nostro Paese, insieme a tutti gli Stati europei, dal 2008 ad oggi, di cui avvertiamo ancora i postumi nelle difficoltà occupazionali soprattutto dei giovani e sul cambiamento della struttura sociale. Il rapporto ISTAT 2017 ha evidenziato numerosi dati sui fenomeni, l'Arco di Giano come rivista di Medical Humanities, per l'attenzione che pone ai fenomeni sociali che hanno ripercussioni sulla medicina, ma ancor più sulla salute, ha voluto dedicare un numero a Povertà e deprivazione analizzandone le componenti sotto diverse prospettive: da quella statistica a quella dell'impatto sociale e morale, agli aspetti più strettamente legati alla salute soprattutto degli anziani, con uno sguardo alle risposte che lo Stato e le forme organizzate della Società hanno messo in atto per contrastare questi fenomeni.

Per richiamare qualche dato, vediamo che nel 2016 erano in povertà assoluta 1 milione e 619mila famiglie, pari a 4 milioni e 742mila persone ed in queste famiglie sono presenti anche figli minori che superano il milione e 292mila unità.  A questi, si aggiungono il 10,6% delle famiglie in povertà relativa che fanno salire a circa 8 milioni le persone (compreso i minori) che vivono in condizioni sociali emarginate. Le cause di queste situazioni sono ascrivibili in gran parte alla grave crisi economica, ma vi sono anche altri fattori di carattere personale, problemi di salute o di vecchiaia, negligenze e irresponsabilità, anche istituzionali, discriminazione sociale e ambienti poco favorevoli all'accoglienza e all'inclusione e non ultimo, l'aumento del fenomeno migratorio, che specie nell'ultimo biennio, si è fortemente incrementato.

La povertà è una ferita profondamente radicata che permea le dimensioni sociali e culturali, includendo bassi livelli di reddito prolungati nel tempo, per alcuni membri della comunità.  Al basso reddito si aggiunge la mancanza di accesso a servizi, quali istruzione, sanità, mercati, mancanza delle capacità decisionali, in molti casi anche di decenti abitazioni e di servizi collettivi: dallo smaltimento dei rifiuti, alle strade, trasporti e comunicazioni. Spesso si aggiunge a queste condizioni anche una “povertà nella percezione dell'Io”, in modo che i membri di questa comunità siano pervasi dalla disperazione, rassegnazione, apatia e timidezza, cadendo in uno stato di deprivazione umana e sociale.

Questi problemi sono spesso nascosti allo sguardo quotidiano, ma noi intendiamo richiamarli per una riflessione che talvolta ci sfugge. Eliminare la povertà è purtroppo un problema che perdura da diversi anni e non si è mai riusciti a risolverlo completamente, ma come dice Massimo Livi Bacci, “il grado di civiltà della società si misura anche dalla capacità di distribuire la ricchezza e di attenuare gli effetti negativi delle disuguaglianze”1, non ci si può arrendere quindi di fronte a questi problemi, se non si vuol attenuare il nostro grado di civiltà.

Il semplice trasferimento di fondi, anche se destinati alle vittime della povertà, non riuscirà a sradicare completamente le loro condizioni deprivate; ne allevierà solo i sintomi per un po’ di tempo. Quindi, le risposte che dobbiamo fornire, fugando paure e fantasmi sugli effetti che la povertà può far ri-apparire in una società che vuol occultare le sofferenze, non sono solo quelle dell'aiuto economico, perché occorre piuttosto operare sui problemi causati dalle deprivazioni con azioni inclusive e di accoglienza ricordando anche l’insegnamento evangelico: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei Cieli. 

Anna Banchero

 

 

 

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