EDITORIALE L'ARCO DI GIANO n° 84 - 2015

           
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Medicina e Misericordia

N° 84 - estate 2015


 
Siate misericordiosi! Un invito, un imperativo? Una esortazione ad uscire dalla propria esperienza, vissuta singolarmente, per metterla in comune, per riconoscere che tutti siamo accomunati da un medesimo  vissuto. Gli altri attraversano le mie stesse esperienze.
L’anno giubilare, dedicato alla misericordia, nel pensiero di Papa Francesco, è il rilancio di una virtù che non è nemmeno ben compresa nel suo significato semantico. Viene di volta utilizzata come se  fosse sinonimo di pietà, compassione, giustizia, perdono. Misericordiae vultus è l’incipit della Bolla papale con la quale Papa Francesco ha indetto il Giubileo Straordinario della Misericordia. La misericordia travalica i confini del cristianesimo; ebraismo e Islam la considerano un attributo che identifica Dio stesso “Misericordioso e clemente”.
Questo Papa ha avvertito acutamente e dolorosamente quanto l’umanità stia soffrendo perché  fra persone e popoli non intercorrono più relazioni improntate a prudenza, lealtà, trasparenza, dialogo; osserva che  “la parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo, il quale, grazie all’ enorme sviluppo della scienza e della tecnica, non mai prima conosciuto nella storia, è divenuto padrone e ha soggiogato e dominato la terra”. è la stessa preoccupazione che emerge nella enciclica Laudato sì, con la quale chiede a tutti gli uomini - non solo ai credenti - di concentrarsi  “sul paradigma tecnocratico dominante e sul posto che occupano l’essere umano e la sua azione nel mondo”.
Negli approfondimenti che via via la rivista L’ Arco di Giano ha proposto negli anni, ci si è soffermati su quanto la  tecnologia abbia fornito un enorme bagaglio di conoscenza, ma anche altrettanta difficoltà ad avere uno sguardo d’insieme in una attività di “custodia della vita” come è, eminentemente, la relazione di cura della persona in tutte le diverse forme in cui esprime un bisogno.
Il Comitato scientifico della rivista si è sentito interpellato dall’ansia di Papa Francesco e dedica questo numero alla “medicina della misericordia”.
Gli Autori propongono riflessioni che sono sostenute da esperienze professionali o di studio in vari ambiti dei servizi alla persona. Ci si propone un nuovo modello antropologico nell’incontro fra medico e paziente, struttura e bisogno, etica e disciplina.
Colui che, per scelta professionale si prende cura di una persona - sostenuto dalla sua capacità e vocazione - nel ben operare risponde certamente ad un dovere e attua quanto previsto dalla normativa vigente, agisce con misericordia?
Misericordia io chiedo e non rigore; Paolo VI suggerisce: “invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi”!
La giustizia, come siamo soliti intenderla, è soddisfatta se viene dato ciò che è dovuto a ciascuno. La misericordia arricchisce la giustizia con l’altra sua faccia nobile: cor, miser, misereor. Un cuore  che riconosce e condivide la comune condizione umana. Fa comprendere meglio il bisogno e concentra l’attenzione - l’occhio del cuore (non solo occhio clinico) - sul bisognoso: senza superiorità, disprezzo, lontananza.
Questo occhio misura gli strumenti tecnologici più o meno sofisticati,  guarda ai cicli terapeutici più o meno costosi, col solo fine di prendersi cura di un fratello, di un concittadino che, per un momento, gli è affidato come, a sua volta, egli stesso è affidato all’altro:  “beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.


 Mariapia Garavaglia

 

 

 

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