EDITORIALE L'ARCO DI GIANO n° 77 - 2013

           
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La medicina tra mortalità e immortalità

N° 77 - autunno 2013

 
Secondo la psicoanalisi il desiderio di guarire sarebbe sospetto: nasconderebbe (e nemmeno molto bene, tra l’altro) il desiderio delirante non solo di sottrarsi alla morte, ma addirittura di poter essere immortali. Quello che in Freud e nei suoi discepoli è un dato diagnostico, può diventare nei "moralisti" un dato di rilievo antropologico: nel riflettere sui rapporti dell’uomo contemporaneo con la medicina, Theodor W. Adorno, ricalcando ironicamente un celebre titolo di Kierkegaard e sottolineando l’esasperata ricerca di salute che caratterizza il nostro tempo, parla ironicamente di una Gesundheit zum Tode, di una salute mortale. Un’ironia, però, mal riposta, perché non coglie nel paradosso irresolubile della medicina, cioè nel voler combattere una battaglia destinata alla fine sempre e comunque alla sconfitta, in questa sua contraddizione costitutiva che si sostanzia nel voler sottrarre un essere contingente quale è l’uomo alla logica intrinseca della sua contingenza, un’impressionante dimensione rivelativa. Che l’uomo, già appena nato, sia abbastanza vecchio per morire (come sottolineava Pascal) è un dato di fatto, così come è un dato di fatto che contra vim mortis - come si esprimere l’ironico broccardo medievale - non est herba in hortis; ma è anche un dato di fatto che proprio perché percepisce nella morte e nella malattia la più concreta epifania del negativo l’uomo è in grado di acquisire coscienza dell’assoluto, cioè di ciò che si contrappone alla negatività alla quale sembra che egli non possa sottrarsi La radicale distinzione che troviamo nel lessico greco tra bios, la vita che nasce e che muore (quella che si esprime in ogni singolo organismo vivente) e zoé, il principio stesso della vita (la vita che non nasce e che non muore, quella vita che i traduttori del Nuovo Testamento qualificano come vita eterna) è estremamente feconda: se la medicina esiste, come studio del bios, è perché esiste un oltre del bios che è la zoé.
La dialettica tra mortalità e immortalità, tra bios e zoé, è quindi un fondamento epistemologico necessario, sia pur implicito, per la medicina. I materiali raccolti in questo fascicolo dell’Arco di Giano vogliono essere un contributo a questo orizzonte di riflessione, che ha come obiettivo ultimo non certo quello di riqualificare l’orizzonte del sapere dei medici, ma semplicemente di allargarlo.

di Francesco D'Agostino

 

 

 

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